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E così, la guerra dei dazi di Donald Trump contro Cina e Europa inizia a dare i suoi frutti. Frutti amari, per molti, e non necessariamente al di fuori degli USA. A pagarne le conseguenze inizia infatti ad esserci anche Tesla, che ha visto lievitare i prezzi delle proprie auto elettriche nel suo secondo mercato più importante dopo gli USA: la Cina. Proprio lì, in pochi giorni, il prezzo di Model S e Model X è salito dai 22.600 ai 37.600 dollari, a seconda del modello. Cifre importanti, che fanno sorgere una domanda spontanea: sarà così anche in Europa, visti gli attriti commerciali che ci sono anche tra Washington e Bruxelles?

In Europa, dopo la scelta del presidente USA di applicare dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio per salvaguardare, dice lui, gli interessi delle aziende americane e dei loro lavoratori, alcuni prodotti provenienti da Oltreoceano costeranno di più: dalle arance della Florida ai jeans, dai cosmetici al burro di arachidi (chi non ne ha un barattolo nella dispensa?), fino a motociclette come le Harley Davidson, che in aperta polemica con Trump ha poi annunciato di dovere delocalizzare la produzione per far fronte alla nuova situazione. E le Tesla? Auto elettriche Made in USA già abbastanza care per un pubblico come quello italiano, diventeranno più costose?

Può darsi, perché in Cina al momento è così. Tesla, la casa automobilistica che esporta nella Repubblica Popolare il più alto numero di veicoli elettrici, sta subendo i danni delle contromisure di Pechino alle mosse di Trump. I dazi che gravano sul costo delle sue auto, infatti, invece di passare dal 25% al 15% come si era detto recentemente, sono saliti al 40%, e i prezzi delle auto sono così aumentati di parecchio (e pensare che solo lo scorso maggio i prezzi di Model S e Model X erano scesi di 6 – 14mila dollari, sempre in base al modello). Almeno per ora, perché come preannunciato lo scorso anno, la casa di Palo Alto aprirà uno stabilimento nei pressi di Shangai. Per vari motivi, compreso quello di non subire più gli effetti delle guerre commerciali sulle due sponde del Pacifico.

E in Europa? Tesla sta guardando alla Germania per la sua prima Gigafactory europea, destinata però alla sola produzione di batterie (un giro d’affari da circa 250 miliardi di euro nell’arco dei prossimi sette anni). Più precisamente, sembra che lo stabilimento possa sorgere in una location tedesca vicina al confine con la Francia ed il Benelux. E’ sicuramente una buona notizia, anche se l’Italia non è stata presa in considerazione per questo tipo di investimenti. Ma le auto che arrivano in Europa resteranno Made in USA (e assemblate a Tilburg, in Olanda), almeno per qualche altro anno.

C’è dunque da capire se i dazi imposti da Trump e le conseguenti reazioni di Bruxelles influiranno anche nel vecchio continente sui prezzi di auto già considerate di lusso. Teoricamente sì, ma bisogna vedere se e cosa intaccano esattamente questi dazi. Da una parte perché ci sono delle categorie merceologiche escluse, dall’altra perché il sistema di incentivi alla mobilità elettrica dei vari Paesi Ue (forse finalmente anche l’Italia?) può controbilanciare questo aumento dei costi per i futuri Tesla Owner.

Nel frattempo, in Cina si procede con la Gigafactory di Shangai, che avrà una capacità di mezzo milione di auto all’anno: quasi 10mila esemplari sfornati ogni settimana. Quello di Tesla è l’investimento straniero più grande mai fatto in quella regione, e porterà non solo alla creazione di svariate migliaia di posti di lavoro, ma anche a un maggiore sviluppo tecnologico grazie all’Innovation Center che sorgerà insieme alla fabbrica.

Mostrare i muscoli a tutti i costi può essere controproducente, sia in politica che in ambito commerciale. Ma tutto il male non viene per nuocere, e queste politiche “machiste” alla fine potrebbero portare, invece che a pagare le Tesla più del dovuto, a vedere sorgere prima del previsto uno stabilimento che le produca anche in Europa.