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Ormai lo vediamo tutti da mesi: a blog e giornali piace parlare di Tesla, o anche di Elon Musk. Chi vuole fare audience facile ne parla male, a volte tirando in ballo i ritardi nella produzione della Model 3, altre focalizzandosi su perdite o guadagni che ha in borsa, altre – le più frequenti, sull’effettiva possibilità di queste auto di guidarsi da sole. La verità è una ed è semplice: Tesla disturba molti, e sotto certi aspetti fa paura. Sta rivoluzionando un settore vecchio e stantio come quello dell’auto, fermo nel migliore dei casi agli anni ’60. La verità è che Tesla è molto più di un marchio, è un nuovo paradigma. Un nuovo modello di riferimento per l’intera industria dell’auto, e non solo quella.

Ne abbiamo sentite di tutti i colori: Tesla fallirà entro i prossimi tot mesi, le persone si licenziano in massa dalle fabbriche per sfuggire al tiranno Elon Musk, le Tesla sono solo per ricchi, non hanno abbastanza autonomia, sono brutte, sono pesanti, sono troppo silenziose… oppure, la più recente e forse la più esilarante, “Tesla è ultima fra le case automobilistiche nella corsa alla guida autonoma”, come hanno intitolato alcune testate online. Poco importa se, mentre le Tesla sono già sulle nostre strade con la funzione autopilot già presente, le altre case si spendono in promesse, proclami e garanzie di mettere su strada questo o quel modello a guida autonoma entro questo o quell’anno.

Il fatto, però, è che l’esempio della guida auotonoma, o semi-autonoma se preferite, è solo un tassello dell’enorme mosaico dell’incredibile visione dell’azienda guidata da Musk. Infatti, anche tralasciando i risultati di Tesla (e Solar City) nel fotovoltaico, le batterie con relativa autonomia (e le Gigafactory) e i sistemi di accumulo, lo sviluppo di una rete infrastrutturale privata senza eguali (Supercharger e Destination Charging) e molto altro ancora, restiamo al solo mondo dell’automobile: Tesla ha ridefinito le regole dell’intero settore automotive non solo a livello di mobilità elettrica, ma anche per quanto riguarda la progettazione, la produzione, la promozione e la vendita di auto.

Sono decenni che siamo abituati al classico concessionario, con la figura del tipico (e generalmente fastidioso ed estremamente pressante) venditore. E adesso abbiamo una casa automobilistica che non solo è stata capace di rendere sexy e cool l’auto elettrica, ma ce la fa pure ordinare “su misura” online, e che nei suoi negozi (in zone eleganti o centri commerciali, non nel nulla delle aree industriali) mette addetti che ci rispondono senza brame di vendita, e senza farci sentire dei polli da spennare.

Sono decenni che abbiamo più o meno gli stessi motori, con il loro infinito numero di componenti. Motori che sporcano, inquinano e fanno rumore, progettati già con l’idea di far fare soldi a chi li produce anche dopo la vendita, con manutenzioni e pezzi di ricambio da sostituire fino alla morte precoce loro o del mezzo che li ospita, e adesso abbiamo mezzi a zero emissioni che raggiungono chilometraggi fino a pochi anni fa inimmaginabili, bisognosi di poca o nulla manutenzione, con “meccanici” che, se così li si può ancora chiamare, non sono stati pensati per far fare profitti alla casa madre.

Tesla è un nuovo modo di concepire l’auto nel suo complesso, e questa cosa spaventa chi non è nelle condizioni di offrire lo stesso, ossia quasi tutti i suoi cosiddetti “concorrenti”. A partire dai giganti dell’auto, impantanati come sono nelle loro stesse lobby, nei legami con la politica, con i loro milioni di fornitori e rivenditori, con i “dieselgate” e tutta un’altra serie di limiti e barriere strutturali, oltre a una certa miopia, che non li fa certo invidiare quando si pensa a ciò a cui vanno incontro.

Ma chi è causa del suo mal pianga se stesso. Non si può pensare di continuare a produrre, vendere e far circolare auto come si è fatto nell’ultimo secolo. Hai voglia ad aggiungere gadget e rifiniture degli interni, se tutto il resto è fermo o quasi: il settore dell’auto per come è non funziona più. E così, come per incanto, abbiamo le case tedesche che, evidentemente controvoglia, presentano in massa al Salone dell’Auto di Francoforte nuovi modelli elettrici da mettere in circolazione nei prossimi anni; i produttori cinesi che ogni due settimane (stando ai media) celebrano un nuovo modello “anti-Tesla”; i Marchionne che, a soli tre mesi dalle dichiarazioni al mondo intero che hanno dipinto le auto elettriche inutili, senza futuro e addirittura dannose per l’ambiente, affermano di voler fare una Ferrari elettrica (evidentemente toccati nel vivo dalla nuova Tesla Roadster).

E allora, signori, continuate pure a denigrare Tesla e tutto ciò che rappresenta. E’ un problema più vostro che suo, perché comunque vadano le cose è già riuscita ad avviare una rivoluzione che porterà nell’arco di poco tempo anche i più tenaci sostenitori del motore endotermico a doversi ricredere. Non tanto perché fa parlare di sé senza un briciolo di pubblicità su tv e giornali, e neppure perché mentre gli altri cercano in tutti i modi di vendere una sola auto e svuotare gli sterminati parcheggi in cui accumulano i loro mezzi tristemente invenduti, ottiene mezzo milione di pre-ordini per un modello ancora prima che entri in produzione. Ma semplicemente perché, appunto, sta reinventando da zero l’industria automobilistica.