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Le auto di Tesla nel mondo sono ormai decine di migliaia, e nonostante i ritardi o i “colli di bottiglia” nella produzione della Model 3, si apprestano ad essere centinaia di migliaia. In Italia, seppure ce ne siano in proporzione meno che altrove, e nonostante la mobilità elettrica stenti a decollare a differenza di quanto sta avvenendo in Cina o in altri Paesi europei, sono comunque diverse centinaia. Ma chi è stato il primo Tesla Owner d’Italia? Ve lo sveliamo noi: è un caro amico e compagno di viaggio del Tesla Club Italy. Si chiama Paolo Vanzetto, è un assicuratore, ed è un grande appassionato di Tesla e di mezzi elettrici in generale. Lo siamo andati a trovare, per conoscere meglio il suo punto di vista e la sua esperienza e condividerle con voi. Parlare con Paolo è sempre un piacere. Come hanno capito anche diverse trasmissioni tv, che lo invitano spesso e volentieri come ospite, offre competenza e un mare di entusiasmo per i temi legati al mondo di Tesla. E allo stesso tempo le sue parole (e azioni) possono ispirare molti.

Paolo, fra tutti i Tesla Owner italiani tu sei stato il primo. Cosa ti ha spinto ad esserlo, e come sei venuto a conoscenza di Tesla prima ancora che arrivasse in Italia?

Il mio lavoro mi porta a percorrere decine di migliaia di km ogni anno. La mia naturale passione per la tecnologia, unita alla cura maniacale che cerco di mantenere verso tutte le cose che utilizzo, auto compresa, mi hanno portato a cercare un mezzo di trasporto che, prima di tutto, avesse un basso tasso di usura.

Qui i veicoli elettrici vincono a man bassa nei confronti dei motori a combustione interna: migliaia di componenti in meno (basti pensare al motore elettrico, composto solo da rotore e statore che nemmeno si toccano e in presa diretta, rispetto alla complessità di costruzione e funzionamento del motore a scoppio, dove ci sono continue frizioni causate da pistoni, cinghie di distribuzione, frizione, cambio ecc.) portano ad avere una durata quasi eterna, e che comunque richiede molta meno manutenzione. Tagliandi e cambio olio? In quasi mezzo milione di km che ho percorso in totale negli ultimi otto anni con i miei diversi mezzi elettrici, ho praticamente scordato cosa siano.

Di contro, con i miei veicoli precedenti (a combustione interna), ho perso il conto delle volte che ho dovuto sistemare frizioni, cinghie, pastiglie dei freni, addirittura in un caso gettare il motore (catena di distribuzione saltata…).

Oltre alla ridotta usura, nella mia testa diventare indipendente rispetto alla catena di distribuzione del carburante (con tutti i ricarichi da parte di compagnie petrolifere che ne detengono il monopolio, oltre alle imposte assurde praticate dai vari Stati, primo su tutti quello italiano), mi ha portato a cercare una valida alternativa per potermi staccare del tutto dal motore a combustione interna.

E poi il vantaggio di sentirsi più in pace con la natura, magari generando la propria energia elettrica necessaria a far muovere l’auto tramite l’uso di pannelli fotovoltaici installati a casa (oramai sempre più convenienti), è stata solo la ciliegina sulla torta nel prendere la decisione di viaggiare solo ad elettricità.

Nel 2008, quando cercavo una valida alternativa al motore a scoppio, quel che richiedevo era un veicolo elettrico che avesse un’autonomia discreta ed accettabile, specialmente per compatibilità con il mio lavoro (almeno 200 km al giorno li percorro). Al tempo, l’alternativa era la Panda modificata elettrica: 50.000 Euro di spesa per acquistare un veicolo con poco più di 50 km di autonomia, prestazioni imbarazzanti ed affidabilità tutta da dimostrare. Poi arriva Tesla, che presenta la Roadster, veicolo completamente elettrico con 400 km di autonomia! A me bastava questo, non serviva che l’auto fosse bella o che avesse ottime prestazioni, ma fortunatamente Tesla ha puntato anche su questi due aspetti come “bonus”, cosa che le ha permesso di fare breccia nel cuore di tanti automobilisti.

Com’era a livello pratico essere l’unico in Italia con una Tesla in quegli anni? Assistenza, stazioni di ricarica, contatti con la casa madre… non dev’essere stato molto semplice.

Certo, non è stato semplice, ma ero psicologicamente preparato a dover praticare un certo grado di pianificazione prima di ogni giornata di lavoro. E’ un po’ come i “compiti anticipati” che ogni pilota di aereo o di elicottero deve calcolare prima di ogni volo: sapere dove si andrà e i km totali da percorrere, che imprevisti ci possono essere, quale lasco di “serbatoio” tenere per casi di emergenza, tempidi rifornimento ecc.

In realtà, sono poi rimasto stupito da quanta più libertà avevo rispetto a quel che pensavo. Certo, il territorio è pieno di distributori di carburante… Ma le spine elettriche sono molte di più!

Per i contatti con la casa madre, all’inizio si comunicava solo in inglese e i tecnici che venivano a farmi assistenza arrivavano tutti dall’estero. Ma non ho mai avuto da ridire sul servizio dato da Tesla ai propri clienti, anche in quei primi anni in cui non c’erano Store in Italia. Anzi, direi che quello Tesla è il miglior servizio di assistenza che abbia mai provato per un’auto.

Dopo tutti questi anni, cosa puoi dirci della tua esperienza? Magari a chi si ostina col dire che non è possibile avere una Tesla o un’auto elettrica in Italia, soprattutto se si viaggia molto.

Ora è tutto più semplice. Si parte da casa ogni mattina con il pieno dell’auto. E quanto ci vuole a caricarla a casa? La mia risposta è “un secondo”: la sera collego il cavo e vado a dormire. Poi ogni mattina mi sveglio con il pieno. E per i viaggi lunghi? I Tesla SuperCharger sono spettacolari: presenti in tutta Europa (e USA) a massimo 200 km di distanza l’uno dall’altro, permettono di ricaricare metà batteria (necessaria per raggiungere il successivo punto di ricarica) in 20 minuti. Una pausa di 20 minuti ogni 200 km percorsi ci sta comunque anche se si fosse a bordo di un veicolo con motore a scoppio… Senza contare i Destination Charging (spine Tesla comode da utilizzare presso ristoranti o alberghi), e non sto nemmeno nominando tutti gli altri punti di ricarica che vari provider (come Enel in Italia) stanno installando dappertutto.

Ma è vero che avere una Tesla è solo roba da ricchi?

Se si vanno a paragonare le prestazioni delle vetture Tesla a quelle di veicoli a scoppio con caratteristiche simili, vorrei quasi dire che le auto Tesla sono economiche… Meno di 3 secondi da zero a cento (sto parlando delle Model S ed X versione Performance)? Se li pretendi in un motore a scoppio, devi prepararti a sganciare cifre che si possono avvicinare anche al mezzo milione di Euro!

Tesla venderà la prossima Roadster (anno 2020) a meno di 200.000,00 Euro, i cui 1,9 secondi da 0 a 100 non sono mai stati raggiunti nemmeno da veicoli con motore a combustione interna ben al di sopra del milione di Euro.

Ma poi cominciamo a considerare l’assenza del bollo da pagare, l’assenza dei tagliandi da praticare. Tesla garantisce il powertrain delle proprie vetture per otto anni dalla data di acquisto, con km illimitati, e senza obbligo di tagliandi o cambi olio: vallo a spiegare alle marche automobilistiche tradizionali.

Aggiungiamo a questo il costo del carburante, che viene quasi azzerato (o addirittura annullato del tutto, in caso di utilizzo di impianto fotovoltaico). Una Model S o Model X ha prezzi di acquisto simili a vetture di pari categoria della concorrenza (Mercedes Classe S, BMW X6 ecc.). Ma ci si dimentica che, con le vetture a carburante, appena sganciati i soldi per l’acquisto si deve subito mettere in conto il rifornimento di benzina, il bollo, i tagliandi ecc.

E giusto per non dimenticarlo, i veicoli a scoppio portano anche ad avere un grosso costo sociale, che viene pagato dallo Stato, ma che poi ricade sulle spalle di tutti i contribuenti: il costo per le spese mediche relative alle cure di tutte quelle malattie che la popolazione contrae a causa dell’inquinamento dell’aria.

Poi non stiamo ancora parlando della Model 3, veicolo che permetterà di dimezzare il prezzo di acquisto di una Tesla. Bisogna infatti ricordarsi che i veicoli elettrici, essendo prodotti prevalentemente elettronici, sono destinati a vedere un aumento di prestazioni ed un calo di prezzo esponenziale (come accade per i comuni PC, anno dopo anno), a differenza dei motori a scoppio, che essendo puramente meccanici hanno oramai raggiunto l’apice di sviluppo (anzi, per poterne in futuro ridurre l’inquinamento prodotto, probabilmente costeranno sempre di più).

Cosa ha una Tesla che un’altra auto, magari anche elettrica ad elevate prestazioni, non ha e magari non può avere?

Tesla ha innanzitutto una reale rete di SuperCharger effettivamente operativa su quasi tutto il suolo europeo e americano. Solo questo basta a far diventare appetibile un’auto elettrica anche a chi macina centinaia di km al giorno (come nel mio caso). Altre realtà stanno prendendo spunto da questa caratteristica (vedi anche la stessa Porsche, con i propri caricatori rapidi da 400v in via di installazione), ma è proprio a questo che Tesla voleva puntare: spingere tutte le case automobilistiche a sviluppare un’infrastruttura di ricarica veloce ed efficace, oltre naturalmente ad avere dei propri veicoli elettrici che fossero appetibili al grande pubblico.

Sappiamo che hai incontrato Elon Musk, tempo fa. Quale impressione ti ha fatto?

Sono rimasto letteralmente sconvolto da quell’evento: era l’inaugurazione dello Store Tesla di Milano, nel 2011. Mentre all’inizio del suo discorso Elon era sul palco, affiancato da George Blankenship, e sembrava quasi irraggiungibile, poi è sceso e si è messo a parlare personalmente con me e con tutti gli altri partecipanti all’evento. Era quasi timido, una persona assolutamente normale, ma con delle capacità e conoscenze fuori dal comune. E da lì ho capito la sua grandezza: vedere delle cose nel futuro dell’umanità intera e cercare di renderle realizzabili, non per spingere il suo ego, ma per una sua stessa “mission” autoimposta nei confronti del mondo intero, da portare assolutamente a termine.

Fine prima parte.

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